Terre Rare, Rosa Maria Zito

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Terre Rare è un’immersione nelle profondità dell’animo umano, un viaggio attraverso i recessi abbandonati dell’exCarcere Pontificio di Velletri, dove le pareti trasudano storie di sofferenza e resistenza.
Qui, tra le sbarre arrugginite e le finestre rotte che filtrano la luce naturale come flebili speranze, emerge una narrazione visiva che sfida il pensiero convenzionale.
Le fotografie di Terre Rare abbandonano le astrazioni dei musei per gettarsi nell’arena urbana, catturando l’autenticità degli spazi abbandonati con una sensibilità etica e politica che costringe a guardare dentro noi stessi.
Dal cemento screpolato alla muffa che ha ricoperto i manifesti di evasione, ogni scatto racconta una storia di claustrofobia e oppressione, intessendo un ritratto universale della condizione umana.
In questo luogo intriso di storia, il carcere diventa il simbolo di una realtà troppo spesso trascurata ma vitale: l’importanza di affrontare la vulnerabilità e il fallimento come parti irrinunciabili della nostra esperienza.
Come affermava Pier Paolo Pasolini, educare alla gestione della sconfitta è essenziale per abbracciare la nostra umanità, resistendo alla superficialità e all’opportunismo che permeano la società moderna.
Le immagini di Terre Rare sussurrano una verità indiscutibile: la realtà è complessa, sfaccettata, e non può essere confinata in schemi rigidi.
Solo abbracciando l’incertezza e l’errore possiamo esplorare appieno la ricchezza della nostra esistenza, sfidando il dogma della certezza e abbracciando la bellezza dell’indecidibilità.
In un mondo che grida certezze e soluzioni facili, il progetto Terre Rare ci ricorda l’importanza di porci domande, accettare la vulnerabilità e abbracciare il fallimento come parte fondamentale della nostra crescita.
È un invito a esplorare nuovi orizzonti, a sfidare il pensiero convenzionale e a abbracciare la complessità della nostra umanità con coraggio e determinazione.

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